Gli ambienti del primo piano

La scala, posta nell'androne, conduce alla sala del primo piano e agli spazi attualmente occupati dall'Archivio di Stato. Era la parte più “privata” della casa, destinata principalmente alla vita domestica.


AI TEMPI DEL DATINI

La sala era arredata con una grande tavola di noce, panche e un arcibanco lavorato vicino al fuoco.
Dalla sala si accedeva sia alla camera decorata a vai, in cui dormiva Stoldo di Lorenzo, che infine divenne la camera della figlia Ginevra, sia alla camera di Francesco e Margherita.
In quest'ultima il letto dei coniugi era dotato di predelle, con cortine azzurre e sopracielo dipinti alla veneziana; biancheria e vesti erano riposte in cassoni e due forzieri d'osso bianco e nero, di cui uno, decorato d'avorio, proveniente da Avignone, conteneva gli oggetti di maggior valore: filze di paternostri sia di corallo, sia d'osso con croce d'argento dorato, pettini d'avorio dipinti, anelli e bottoni d'argento, un fazzoletto di seta fatto in Sicilia, zaffiri, smeraldi, perle e verghe d'oro. Un piccolo ambiente, ricavato presumibilmente all'interno della camera, è definito negli inventari in vari modi: luogo comune (latrina), guardaroba, studio o scrittoio.

Due ballatoi chiusi mettevano in comunicazione la camera di Francesco e Margherita con uno spazio costituito dalla cucina, dal granaio e da un soppalco sopra il granaio, dove per un certo periodo dormì Lucia, la schiava madre di Ginevra.


ASPETTI ARTISTICI

La decorazione della camera di Stoldo, con pareti dipinte a vai e soffitto in legno decorato, è da attribuirsi ad Arrigo di Niccolò, mentre furono Bartolomeo di Bertozzo e il compagno Agnolo a realizzare il soffitto dipinto della sala.
Entrambi gli interventi risalgono al 1391-92.


Testo tratto da “PALAZZO DATINI A PRATO - Una casa fatta per durare mille anni”, per info acquisti scrivere a info@museocasadatini.it