Cucina terrena

Nell'ambiente, adibito un tempo a cucina di casa Datini, si trova oggi la sezione dedicata all'attività del celebre mercante pratese.
Insieme alle lettere, scritte per la maggior parte in volgare toscano, ma anche in altre lingue e dialetti, libri e documenti contabili, polizze di assicurazione e lettere dal contenuto specializzato ci aiutano a percorrere la vastità, la complessità e l'unicità dell'Archivio Datini.


AI TEMPI DEL DATINI

Oltre a due grandi caldaie, la stanza era dotata di tutto quanto poteva servire a cucinare: pentole, scodelle di stagno e piatti, una grattugia, due mortai di pietra e pestelli, ramaioli e mestole di ferro forate, coltelli, taglieri, di cui uno per cucinare i migliacci. Inoltre c'erano bacini per lavare i piedi e le mani, uno da barbiere e uno di ottone per abbeverare i cavalli, due catini per lavare le scodelle, una conca per il bucato e uno staccio per colare il sapone.

Dagli inventari sembra che nella parte alta della cucina fosse ricavato uno spazio in cui dormivano i garzoni e vi si trovavano biancheria e vari oggetti, tra cui due panche unite a formare un letto, una tavola con due pancali, forzieri, gabbie per i piccioni e orci per l'olio.


ASPETTI ARTISTICI

Sulle pareti della stanza sono oggi conservati due frammenti pittorici: uno con tre Virtù teologali dal ciclo pittorico della loggia, l'altro proveniente dal ciclo degli Uomini Illustri realizzato nella corte.


Testo tratto da “PALAZZO DATINI A PRATO - Una casa fatta per durare mille anni”, per info acquisti scrivere a info@museocasadatini.it