Il ciclo pittorico delle facciate

Francesco Datini morì il 16 agosto 1410 e, nello stesso anno, l'amico ser Lapo Mazzei e i rettori del Ceppo decisero di celebrare la vita del mercante e benefattore pratese attraverso sedici storie dipinte ad affresco sulle facciate esterne del palazzo. L'incarico di realizzare le scene e i motivi decorativi venne affidato a Niccolò Gerini, Ambrogio di Baldese, Scolaio di Giovanni, Alvaro di Piero (Alvaro Pirez d'Evora) e Lippo d'Andrea.

Esso prevedeva di affrescare 2.200 braccia quadre a marmo; oltre alle sedici storie dipinte, gli artisti dovevano realizzare sei stemmi dei Ceppi in campo d'argento e gigli d'oro, oltre a quindici altri stemmi più piccoli in altre proprietà. Il compenso per ogni “storia” fu di 8 fiorini; i ceppi grandi furono pagati un fiorino e mezzo l'uno; quelli piccoli 20 soldi; gli affreschi a marmi furono pagati 5 soldi al braccio quadro.

Il compenso complessivo fu di 278 fiorini, 5 soldi, 10 denari, a oro, cui si aggiunsero oltre 60 fiorini di spese per l'acquisto dell'oro e dei colori necessari. Agli stessi pittori fu affidata la “dipintura del tetto”, per un totale di 464 braccia “a piano”.

Dello straordinario apparato pittorico oggi rimangono alcune sinopie delle storie e buona parte delle decorazioni, conservate all'interno del palazzo.


Testo tratto da “PALAZZO DATINI A PRATO - Una casa fatta per durare mille anni”, per info acquisti scrivere a info@museocasadatini.it