I lavori dopo il ritorno a Prato di Francesco

Francesco Datini rientrò a Prato dal lungo soggiorno avignonese nel 1383 e subito iniziò a seguire personalmente e con assoluta dedizione le vicende costruttive della sua casa:
“Io sono tanto occupato dal fatto di murare, che io non penso ad altro, né di giorno né di notte; tanta è la voglia che io ho di essere fuori da questo fatto per attendere poi ad altro. E come da Stoldo saprai tra qui e sabato sarà fatta la prima volta”
(Lettera Firenze-Pistoia, 12.4.1383. ASPO, Archivio Datini, 444, cod. 400536).

L'impegno era talmente ossessivo da suscitare i rimproveri di alcuni amici:
“Non dico che lasci il murare, che fa dimenticare a questi tempi molte cose, ma solo ti prego che non t'affatichi: sta'a vedere. Il desinare e la cena siano all'ore debite [...] e la visita in chiesa, falla”.
(Lettera Firenze-Prato, 9.6.1383. ASPO, Archivio Datini, 325, cod. 1674).

Gli interventi realizzati nel corso del primo decennio riguardano tutta l'ala oggi adibita a museo.
Risale a quel periodo la realizzazione della cantina e delle due sale affrescate al piano terra, la costruzione della corte con loggia e pozzo e la cucina che vi si affacciava, la sala al piano superiore con la scala interna di collegamento, la camera di Francesco e Margherita, posta sopra la cucina, quella dove dormiva il compagno Stoldo, e la loggia superiore, successivamente chiusa e trasformata in camera, che costituisce oggi la sala d'ingresso all'Archivio.

Al 1391 risale anche il nucleo più consistente degli interventi pittorici.


Testo tratto da “PALAZZO DATINI A PRATO - Una casa fatta per durare mille anni”, per info acquisti scrivere a info@museocasadatini.it